Care Socie e Cari Soci,

il calendario del Rotary International sollecita noi rotariani, nel mese di marzo, a riflettere sull’importante e complesso tema dell’alfabetizzazione, considerato un obbiettivo prioritario, che, purtroppo, all’inizio del terzo millennio vede ancora 800 milioni di persone, che non sanno leggere e scrivere, concentrate per tre quarti nei paesi in via di sviluppo.

Il tema richiama, immediatamente, alla mente quelli che sono gli obbiettivi altrettanto prioritari dell’azione internazionale del Rotary International, impegnata da tempo a combattere la piaga della fame e della sete nei paesi sottosviluppati.

Un’azione che si concretizza nella costruzione di scuole, nella formazione di docenti locali, nell’invio di libri e sussidi didattici, e in altre iniziative proprio per contribuire alla scolarizzazione di bambini, donne, e uomini nelle diverse aree più svantaggiate del mondo.

Provvedere al soddisfacimento delle esigenze primarie e di vita, come la fame e la sete, e consentire l’accesso ad un livello minimo di istruzione, significa operare per garantire il diritto alla vita e alla dignità di ogni essere umano.

Occorre, inoltre, riflettere che nelle società avanzate l’analfabetismo tocca aspetti che ci riguardano da vicino, come la non conoscenza della nostra lingua da parte dei tanti extracomunitari che vivono e lavorano nel nostro paese, o la alfabetizzazione richiesta per l’accesso alle informazioni in ambito sia professionale che privato dei mezzi della new technology, a partire proprio dall’uso di internet.

In questa direzione ogni anno non mancano progetti dei Club anche del nostro Distretto volti a migliorare il livello dell’istruzione, in stretto rapporto sia con le scuole di ogni ordine e grado, che con l’Università.

Concludo questa lettera con un richiamo alla ricorrenza della nascita del Rotaract, avvenuta il 13 marzo 1968 nel Nord Caroline, ove si costituì il primo club dell’Associazione giovanile.

La ricorrenza andrebbe colta quale occasione per una riflessione sulla necessità di aprire sempre di più il Rotary a manager giovani, quale unica strada per apportare nuova linfa, aggiornare i nostri Club e adeguarli alle nuove esigenze.

Come dimostrano le vicende del paese di questi giorni, si può essere manager anche a trenta anni, non necessariamente a cinquanta.

Coinvolgiamo di più i giovani e le nuove professioni nei Club e saranno loro i protagonisti dell’avventura rotariana di domani.

Gianfranco Pachetti

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